Ogni seconda e terza domenica di ogni mese riaprono eccezionalmente le porte di Palazzo Pretorio a Prato, gioiello dell’architettura medievale e sicuramente uno dei palazzi civici più belli della Toscana, chiuso per restauri ormai dal 1998. E’ possibile infatti prenotare una visita guidata presso gli uffici dell’Assessorato alla Cultura di Prato, al numero 0574 1835012.
Sarà possibile vedere il cantiere ancora in fase di lavoro ai restauri dei bellissimi affreschi, ora coperti con le veline di protezione e i soffitti originari meravigliosi, a cassettoni dipinti, tipici delle abitazioni del Trecento.
L’affascinante viaggio nel tempo alle origini di un Palazzo che racconta anche le origini della città di Prato, parte dal salone al primo piano che fu sede del Tribunale di Giustizia, dove coloro che erano giudicati colpevoli venivano direttamente mandati al piano inferiore dove vi erano le prigioni.
La sala è ricca di stemmi affrescati tra il XV e il XVI secolo, che raccontano il passaggio dei podestà, la più alta carica delle città di allora (come oggi lo è il sindaco), che alla fine del proprio mandato (6 mesi) avevano l’obbligo di lasciare lo stemma della propria famiglia, come una sorta di sigillo della memoria.
La sala in origine era completamente coperta dagli emblemi, come lo erano anche i muri esterni del palazzo. Qui vi erano stemmi scolpiti dei quali sono rimaste poche testimonianze; tra gli esempi più suggestivi di tali resti, sicuramente è la cosiddetta “serpe gialla di Prato” che ha fatto nascere molteplici leggende, ma che in realtà è quel che rimane di un nastro decorativo di un antico stemma.
La sala è poi dominata da una statua, purtroppo in cattivo stato di conservazione, che ricorda il San Giorgio di Donatello, in atto di reggere lo stemma della città di Prato.
Il percorso continua al piano superiore che era la casa del Podestà. Domina la sala il bellissimo caminetto che serviva appunto a riscaldare l’ambiente privato che, anche qui è caratterizzato da splendidi e coloratissimi stemmi affrescati “parlanti”, cioè che descrivono con immagini il nome della famiglia che rappresenta.
Tra gli stemmi spicca quello della famiglia fiorentina dei Guicciardini, tra le più importanti nella storia politica e sociale della città, che essendo “parlante” rappresenta tre guicciarde (corni da caccia) d’argento in campo azzurro, a rievocare il nome “Guicciardini” (tra l’altro le guicciarde stanno a richiamare la caccia come passatempo preferito dalla nobiltà feudale).
Infine la sala presenta anche diverse immagini sacre, tra le quali tra le veline si intravede una Madonna in trono.
Si trovano anche vari santi tra i quali spicca, anche per le notevoli dimensioni un San Cristoforo che regge sulle sue spalle il Bambin Gesù che molto spesso rappresentato nelle case trecentesche toscane come buon augurio (lo troviamo anche sulla parete di ingresso di Palazzo Datini a Prato), perché era considerato protettore contro la “mala morte”, cioè la fine accidentale che ti coglie all’improvviso e non permette alla persona di confessarsi. Infatti, per l’epoca era la cosa più temuta che poteva capitare ad un uomo perché, privi di confessione, si andava diretti all’inferno.
Tra le immagini sacre non si può non osservare il tempietto con all’interno una bellissima Madonna, opera di Francesco di Michele, splendido e poco conosciuto artista trecentesco, attivo a Prato anche agli affreschi nell’altrettanto poco conosciuto e bellissimo Oratorio di San Bartolomeo in Via Cava.
Il viaggio si conclude poi al terzo piano. La terrazza non è ancora accessibile, ma per la prossima apertura (si parla ancora di tre anni per la conclusione dei restauri e il successivo allestimento), ospiterà il bar del nuovo Museo Civico. E’ al terzo piano che si può godere a pieno della magnifica vista della città; spicca la grandiosa mole del Collegio Cicognini ma anche l’alta ciminiera del Museo del Tessuto; o la rinascimentale Chiesa di Santa Maria delle Carceri, accanto al Castello dell’Imperatore; tutto sullo sfondo del verde prezioso dei monti.
E’ lì, al terzo piano del futuro Museo Civico che si vede una Prato che non siamo più abituati a vedere, con le sue forme e le sue bellezze antiche pressocchè dimenticate dagli stessi cittadini.