A due anni e mezzo Cosimo osserva attentamente tutto ed è molto stimolato da linee, immagini e colori. Spesso mi vede disegnare e lo scopro ad osservare il movimento delle mie mani sul foglio da disegno o come inserisco il colore all’interno delle linee precedentemente tracciate. É successo che un giorno stavo preparando dei supporti didattici per un laboratorio per bambini sull’artista catalano Joan Mirò.
Cosimo si è interessato all’attività, alle forme di Mirò e in particolare a tre: il sole, un pesce e una scala. Il sole fiammeggiante e la sagoma cicciotta del pesce col grande occhio rosso, li avevo estrapolati dall’opera “Autoritratto II” che Mirò dipinse nel 1938 e che oggi è conservato a Detroit, all’Institute of Arts.
La scala… beh per la scala ho fatto vedere a Cosimo tante immagini dell’artista su questo soggetto che a lui incuriosiva (forse anche perché gli piace tanto arrampicarsi ovunque e quando vede per l’appunto una scala non può fare a meno di montarci fino in vetta!). Per Mirò rappresentava simbolicamente uno strumento per “evadere” dalla realtà e immergersi nella fantasia, in altri mondi, forme, colori, poesie… Per Cosimo la scala rappresenta un gioco che lo fa sentire più grande, “alto come un gigante…e come il babbo”. Motivi d’interesse chiaramente diversi ma Cosimo, come un artista, ha prestato la stessa attenzione nel tracciare le linee che con la fantasia lo portavano in alto, “alto fino al cielo”.
La forma di scala che più lo ha interessato nelle opere di Mirò che ha visto è quella presente nell’opera “La scala dell’evasione” del 1940, facente parte della famosa serie delle “Costellazioni”. Attualmente l’opera si trova in una collezione privata a New York.
Per quanto riguarda poi la forma del sole, Cosimo le ha riservato un’attenzione particolare soprattutto nel tracciato delle linee, fitte fitte, che partono dal nucleo centrale che ha realizzato dopo un’osservazione attentissima del movimento della mia mano nel disegnare un bel cerchio.
Certo nella sua concezione del segno ci deve essere stata anche la suggesione delle varie forme presenti sempre nell’opera della “Scala dell’evasione”, come il buffo ragnetto dai rotondeggianti occhi bianchi che sembrano stelle luminose in quel fantasioso cielo… e pianeti, stelle, costellazioni presenti intorno.
Così dopo l’esercizio della resa lineare dei contorni delle nostre forme, io e Cosimo ci siamo sbizzarriti nel loro riempimento col colore.
E si sa, il colorare prende sempre la mano e Cosimo ha concluso la nostra attività creativa del giorno con la dedica alla sua mamma di un bel fiore a tempera.
La giornata interessante non poteva che concludersi con un bello sguardo verso il cielo alla maniera di Mirò, prima di andarsene a letto. Effettivamente le forme e i colori della notte fanno immaginare tante cose fantastiche, storie e personaggi buffi. Si dorme meglio dopo aver riposato la mente e lasciato galoppare libera l’immaginazione guardando l’infinito.
“ ….. Lo spettacolo del cielo mi sopraffà. Sono sopraffatto quando vedo la luna crescente o il sole in un cielo immenso. Nei miei quadri si trovano spesso forme minuscole in vasti spazi vuoti. Spazi vuoti, orizzonti vuoti, pianure vuote: ogni cosa è stata spogliata fino a che fosse del tutto nuda e questo mi ha sempre procurato una forte impressione….” Joan Mirò (Barcellona, 20 aprile 1893 – Palma di Maiorca, 25 dicembre 1983)