“...qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l’ odore dei limoni” – Eugenio Montale “I limoni”.
Nell’anno 1660 una pittrice di nome Giovanna Garzoni dipingeva, con ricchi colori a tempera su pergamena, una splendida natura morta che aveva come protagonisti “cicciuti” limoni di un giallo dorato su uno dei quali, in primo piano, si era posata un’altrettanto “cicciuta” ape.
Cosimo, tre anni e dieci mesi, ha da quache giorno iniziato a fare dei disegni “strani”. All’inizio erano forme rettangolari, allungate orizzontalmente. Il tratto però si caratterizzava fin da subito per essere particolare: era come se la mano, mentre scorreva sul foglio, si soffermasse continuamente e indugiasse la sua corsa alla ricerca di particolari che ancora non si manifestavano. Questi particolari sono diventati presto linee verticali, dislocate una di seguito all’altra ed ha iniziato a comparire una linea orizzontale che le attraversava tutte.
Queste forme ricorrono sempre più nei disegni di Cosimo; lui mi ha detto che si tratta di “navicelle spaziali”.
Mi dicevo: ma dove le avrà viste? E con questa strana forma sempre uguale.
Anche quando il soggetto è inizialmente qualcos’altro, come un rinoceronte o un’atomobilina, (con tanto di ruote e portiere laterali), non manca di svolazzare la fluttuante navicella spaziale. Quest’ultima ha iniziato a comparire anche tutta colorata. Cosimo è molto attento nell’operazione meticolosa di riempire di colore la parte tra una linea verticale e l’altra.
Ma allora da cosa trae origine la particolare navicella spaziale di Cosimo?