Le mille e uno funzioni di un’opera d’arte

L’artista contemporanea di origini italiane, Céline Condorelli, nata a Parigi nel 1974, ama lavorare sullo spazio e le sue condizioni di “vivibilità”, sfidando la relazione fra arte e quotidianità e quindi tra l’aura dell’opera d’arte e una sua possibile funzionalità. Opere come “bau bau” propongono occasioni di seduta, riposo, riflessione, ascolto, conversazione, condivisione, suggerendo aggregazione e scambio tra le persone.

condorelli sediaL’opera d’arte contemporanea è legata indissolubilmente alla vita e diviene un nuovo punto di vista per guardare la realtà che ci circonda, rifletterci e magari vederla davvero per la prima volta. Anche gli oggetti e i mobili del vissuto diventano altro: un tavolo è anche una scala, una scultura è un ambiente per fare crescere piante, una serie di tavoli divengono una biblioteca.

pianta

Il museo d’arte contemporanea di Lipsia commissionò alla Condorelli un’installazione permanente e lei creò il “bar” di nome “bau bau”. L’artista ha quindi trasformato una delle gallerie del museo in un bar, un bar/mostra. Ogni elemento dello spazio: le sedie, le tazze, la carta da parati, l’insegna, è un’opera e tutte insieme compongono “un bar funzionante, all’interno del quale le persone possono andare senza pensare di fruirlo come arte”. Un’operazione che ricorda il concetto d’installazione con un ruolo sociale, quale quella dell’artista tedesco Tobias Rehberger alla caffetteria della Biennale di Venezia del 2009. Un’arte funzionale alla vita, in una città come Lipsia, dove nacque, alla fine del primo decennio del Novecento, la scuola di architettura, arte e design della Germania, che prese il nome di BauhausBau diviene un concetto fondamentale per l’ “arte funzionale” di Condorelli, termine che non solo significa “costruzione”, ma anche “in costruzione”, che rimanda all’idea di trasformazione continua, quanto quella di un processo vitale. “Il bar di Lipsia di giorno si chiama “bau” e di notte “bau bau”, che “è anche poi semplicemente l’abbaiare alla luna, c’è anche qualcosa di ironico” dice l’artista. Che prosegue: “certo, mostrare un’opera che si chiama “bau bau” in Germania non è come farlo in Italia, dove sottintende soltanto l’abbaiare dei cani. Però questo gioco di trasportare il “Bau bau” in Italia e vedere cosa succede mi piaceva. Del resto è importante per me che la primissima lettura di una mia opera sia immediatamente accessibile, leggera, giocosa”.

Di grande interesse per nuove aperture di riflessione sul valore dell’arte nel nostro tempo, è il progetto dell’artista “Support Structures”. Tale progetto, realizzato con Gavin Wade, si è sviluppato in dieci mostre tra il 2003 e il 2009. L’interrogativo di partenza è la natura, l’idea di “sostegno”. Uno degli scopi più affascinanti dell’arte è quella di funzionare come mediazione tra il pubblico e il mondo, far vedere cose che passano inosservate nella frenesia della vita quotidiana. Cosa sono le strutture di sostegno? Un esempio sono le impalcature che sostengono gli operai a lavoro, ma anche ritornando all’arte, i testi presenti in una mostra, così fondamentali per la comprensione delle cose. “Quindi l’idea di “Support Structures” è anche un’interrogazione: cosa succede se uno prende a cuore quel linguaggio, e cerca di parlare attraverso quelle cose che normalmente non si vedono?”

Info utili per visitare la mostra:

Céline Condorelli – bau bau

Mostra a cura di Andrea Lissoni

HangarBicocca – Via Privata Chiese 2, 20126 Milano

Orario di apertura: Dal giovedì alla domenica compresi dalle ore 11:00 alle ore 23:00

Ingresso gratuito. Per maggiori info: http://www.hangarbicocca.org/

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