Gabriele, 2 anni appena compiuti, ogni giorno imita suoni e parole, ha imparato a dire sì e lo dice in una maniera molto buffa, con una s un po’ “strusciata”. Se gli si dice lentamente una parola di cui conosce il significato la ripete, come “bocca”. Poi ci sono parole dove è così importante il suono che gli è associato che vengono chiamate imitando quest’ultimo, come macchinina che chiama “tu tu”. Anche i suoi disegni si evolvono e le sue linee da verticali si fanno via via sempre più curve e articolate.
Adesso i pennarelli tendono sempre più a stare nel loro apposito contenitore, per essere scelti per disegnare e non per essere catapultati tutti in terra, per il puro gusto dell’azione di rovesciare le cose. Anche se l’azione di vedere cadere le cose è sempre presente e bisogna stare sempre attenti che non lanci robe dal terrazzo. Soprattutto quando si arrabbia o non vuole ascoltare, l’azione di lanciare le cose diventa per il bambino uno sfogo delle proprie emozioni e un segno di affermazione di sé. Abbiamo creato così un piccolo rifugio/casetta per sfogare le proprie emozioni usando dello spesso cartone e poi ci siamo sbizzarriti a decorarlo con segni colorati, così l’arrabbiatura è passata perché ci siamo concentrati su tutt’altro.
Molte volte solo la presenza di un materiale, come un grande foglio di carta bianca, permette di liberare la propria creatività. Cosimo, 5 anni, senza alcuna indicazione, ha posizionato i suoi animali preferiti (camaleonti, lucertole e dinosauri gommosi) sul foglio di carta e poi si è divertito a ricrearne le sagome con i pennarelli. Segni semplici che creano uno spazio in movimento seguendo le emozioni che in quel momento si prova, in maniera estremamente libera di comunicare.
Quando ci si sente tristi o arrabbiati non si devono ignorare queste emozioni, né tanto meno contrastarle perché considerate sbagliate, ma liberarle in senso costruttivo e questo vale anche per gli adulti. Nessun emozione è sbagliata. Ci si può sfogare con movimenti liberatori del corpo, come correre veloce sul posto o urlare abbracciando un cuscino ma anche disegnare con materiali dei più vari, che in quel momento rappresentano meglio la propria condizione. Quello che viene fuori è la rappresentazione unica di quel preciso momento della propria vita.
“Rispettare le emozioni di un bambino significa permettergli di sentire chi è, di prendere coscienza di sé stesso in quel preciso momento” (Isabelle Filliozat in “Le emozioni dei bambini”).
E l’arte, come sempre, ci aiuta.