“L’uomo vive come uno schiavo di sé stesso e dell’ambiente; ma questa vita umile, fatta di solitudine, silenzio, fantasia, tedio e passione, a volte è così insopportabile che sentiamo il desiderio di volare. É un modo per trascendere o scappare”. Così descrive la sua opera video, Fly Fly, Jiang Zhi. L’effetto del suo video è ancor più d’impatto proprio per la sua semplicità. L’artista grida la sua volglia di libertà silenziosamente, anzi con un bellissimo sottofondo di musica classica, attraverso il solo gesto di un braccio che, muovendosi dall’alto verso il basso e viceversa, richiama alla mente il battito d’ali di un uccello. Lo sfondo di quel gesto non è però il cielo ma la propria abitazione, ingrigita dal tempo, a rappresentare la vita umile di tutti i giorni.
Una poetica e meravigliosa ricerca di libertà è il sentimento che accomuna tutte le opere video della mostra “Moving Image in China”, che si tiene al Museo Pecci di Prato fino al 29 luglio 2012. Dall’inizio della sua storia il museo è sensibile alle interazioni e agli scambi culturali e artistici fra popoli e, con questa mostra, proprio a Prato, dove abbiamo la maggior concentrazione di cinesi, costituisce veramente un affascinante ed importante riflessione sul nostro tempo. Una mostra che davvero vale la pena di vedere non solo per la bellezza e intensità delle opere ma come veicolo anche per capire e riflettere meglio sulle necessità dell’uomo contemporaneo, ingabbiato in una società che inghiotte e imprigiona. Questa è una condizione che accomuna tutto il mondo attuale. Una condizione psicologica di inquietudine e solitudine estremamente profonda e della quale ci si domanda se siamo pienamente consapevoli, come fa in “Symptom” l’artista Wang Janwei.
Durante questo poetico e atmosferico viaggio in noi stessi si affrontano importanti tematiche come il lavoro. Uno dei video sicuramente più belli e intensi è “Factory” di Chen Chieh-Jen che ci racconta una delle tantissime storie di abbandono, di chiusura di fabbriche, con conseguente licenziamento dei lavoratori, per ricercare manodopera a minor costo. L’artista crea un palcoscenico d’eccezione per il suo video estremamente emozionante: la fabbrica di abbigliamento di Lien Fu a manodopera femminile, che è rimasta abbandonata per sette anni prima di decidere di metterla all’asta. Le attrici del video d’arte sono proprio quelle stesse operaie che avevano perso il lavoro e che tornano, come spettri di loro stesse, in quella stessa fabbrica ormai invasa dalla polvere e dai ricordi.
La mostra è comunque un insieme di emozioni contrastanti, si va da una dimensione del tempo lentissima alla resa della frenesia della nostra vita come fa, alla fine del percorso, Wang Sishun. Egli si mostra mentre guida all’impazzata disegnando allo stesso tempo la città che vede. E’ la ricerca disperata di VIVERE, di emozioni, ed è la tragedia di non aver più certezze, di ritrovarsi senza mete e obiettivi perché tutti gli sforzi sembrano vani e non portare a niente. Quello che resta? la tua mano insanguinata mentre combatti contro un cactus come fa Zhang Ding nel suo video del 2007 “Tools”, rappresentando anche qui una metafora dell’uomo contemporaneo: un combattente in costante lotta contro un sistema, un combattente che, nonostante non possa uscire da quella battaglia vincitore, combatte e combatte e lo farà ancora.
Informazioni utili per visitare la mostra:
Moving Image in China 1988 – 2011 (22 aprile – 29 luglio 2012)
Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato
Orario di apertura delle sale espositive: dalle 10 alle 19 (fino alla fine di maggio) e dalle 10 alle 23 (dal 30 maggio).
Prezzi:
Biglietto intero: 4 euro
Biglietto ridotto: 3 euro
Alle ore 17:00 (fino alla fine di maggio) visita guidata compresa nel prezzo del biglietto (tenuta dalla sottoscritta).
Alle ore 21:00 dal 30 maggio compreso fino alla conclusione della mostra, visita guidata compresa nel prezzo del biglietto (tenuta dalla sottoscritta).