La nuova fase creativa di mio figlio Cosimo viene da chiamarla “invadenza dei segni”. I suoi segni fin da subito hanno occupato tutto lo spazio del foglio, sconfinando anche oltre i limiti.
Sto passando diverso tempo dietro a lui a ripulire i disegni che fa dappertutto. E’ chiaramente una fase normale di alta creatività dei bambini al di sotto dei due anni, che hanno bisogno veramente di poco per esprimersi e cha hanno proprio il bisogno di farlo attraverso il tatto ed il gesto. In quei segni naturalmente non c’è ancora alcuna intenzione di rappresentare qualcosa, anche se una volta Cosimo ha rsiposto alla mia domanda su cosa avesse rappresentato: “Nonna!”. E’ un’intenzione che si manifesterà a partire dai tre anni, tre anni e mezzo. Da allora in avanti i bambini inizieranno ad interessarsi alla resa del corpo umano, sottoforma di omino molto stilizzato, di solito riprodotto attaverso delle “croci”, cioè unioni di linee verticali e orizzontali. Nella fase di Cosimo si è invece interessati al segno “puro”, legato alla importantissima scoperta di “causa-effetto” dei propri gesti. Per esempio Cosimo si diverte moltissimo con un vecchio timbro di suo padre che ha trovato. In breve si è accorto che pigiandolo, questo produce dei segni e, morale della storia, ha trovato un originale motivo decorativo per le mie pareti di casa!
Pazienza! Ci dievertiremo insieme a ridipingere di bianco… e poi vi racconterò i terrificanti risvolti…
Nel frattempo torniamo all’ “invadenza segnica”. Quando disegnamo insieme, a Cosimo do un foglio ed io ne prendo un altro, così inizio a dirgli: adesso faccio un gattino, o un elefante, ecc, e lui si disinteressa al suo foglio e, con i suoi segni invade completamente il mio, proprio nel punto in cui io avevo iniziato a disegnare.
Una volta mi scappò “Uffa” e da allora per lui è ancor più un divertimento sopraffare i miei disegni, esclamando lui stesso un suono come “Offa”.
A volte i segni si fanno ancor più energici e decisi e l’azione diventa una vera e propria esplosione di energia. In questi casi anche la scelta del colore diventa più decisa, con tonalità intense di blu, rosso, verde o marrone scuri che letteralmente soffocano con la loro presenza i segni sottostanti.
Se vede qualcuno scrivere, come la nonna che ama fare le parole crociate, inizia anche lì ad invadere lo spazio di scrittura dell’altro e alla fine questo gioco diviene un nuovo modo per affermare se stesso. D’altra parte è una cosa molto importante la scoperta dell’auto-affermazione, di “sentire” la propria persona. Si tratta di una fase delicata nella quale il bambino ha bisogno dell’appaggio e del sostegno dei genitori perché inizia a percepire concretamente il ditacco, proprio fisico, rispetto soprattutto alla madre. Si è anche sempre più incuriositi dalla propria immagine riflessa allo specchio e si inizia ad indagare le parti del proprio corpo. La prima volta che Cosimo si è stupito visibilmente della propria immagine riflessa nello specchio ed è rimasto ad osservarsi a lungo, è stato dopo aver mangiata il gelato. La sua bocca e le guance erano ricoperte di color marrone cioccolato e lui, dapprima si è messo a ridere, poi è stato a toccarsi nel punto corrispondente per analizzare i suoi movimenti allo specchio. E’ una fase, quella verso i due anni, molto delicata anche perché solitamente si inizia lentamente a sperimentare il vasino. Sembra banale ma è un’esperienza molto significativa in quel processo di auto-affermazione di cui parlavamo prima e la fase in questione viene detta, secondo il modello di sviluppo a fasi di Freud, “fase anale”. E, come i gesti che provocano un effetto sul foglio quando si disegna, così il bambino si incuriosisce agli effetti che vede nel vasino, sempre provocati dal suo corpo. Una fase che, come dicevamo, ha bisogno del totale sostegno della famiglia senza forzature e senza aver furia di “bruciare le tappe”. Come nell’attività creativa il bambino deve essere lasciato libero di studiare la propria persona che ormai arriva sempre più ad avere una sua identità ben precisa.
Il disegno diventa quindi un’azione di grande utilità, così spontanea e naturale, per prendere coscienza di sè e del mondo che ci circonda. I bambini non si fanno problemi nel disegnare, si lasciano andare alla pura bellezza dell’esperienza sensoriale data da meteriali e colori. Non hanno la snervante preoccupazione di cosa fare, nè della resa finale e di quello che ne penseranno gli altri, dipingono e sperimentano per il solo gusto di farlo. Purtroppo è da adulti che, il più delle volte, ci dimentichiamo cosa significa.
“Mi ci vollero 4 anni per dipingere come Raffaello, mi ci volle una vita per dipingere come un bambino” – Pablo Picasso