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Lo spazio per vivere le proprie emozioni

In questi giorni di quarantena, le famiglie vivono una situazione molto difficile, non solo per il lavoro, ma anche per i figli che sono chiusi in casa e non hanno valvole di sfogo. I figli, d’altra parte, vivono una situazione fortemente contraria alla vita che facevano prima, piena di impegni, tra la scuola, sport e attività varie dislocate durante l’intera settimana. Vivono quindi molteplici vuoti, dovuti anche all’assenza delle figure importanti come le insegnanti e i compagni.
C’è bisogno di comprendere tutto questo: il vuoto, l’ansia, la sensazione di non avere obiettivi chiari, nervosismo e agitazione. C’è, allo stesso tempo, bisogno di scaricare, fare uscire il terremoto interiore. L’arte, come sempre, ci viene i aiuto, canalizzando le energie in qualcosa di creativo.
Troviamo uno spazio, della casa e, se pur piccolo, allestiamolo con grande cura. Deve essere bello da vedere. Quest’angolo dovrà quindi essere trasformato, visto da un punto di vista creativo. Questo ci aiuta moltissimo anche a cambiare prospettiva, trovare nuove soluzioni.

Faremo un esercizio iniziale di rilassamento, ascoltando suoni della natura, come l’acqua che scorre. Fermiamo poi suoni esterni e ascoltiamo il nostro respiro: inspiriamo profondamente dal naso e poi facciamo uscire lentamente l’aria dalla bocca, ad occhi chiusi.

Questo esercizio, magari seduti sui tappetini, aiuta moltissimo anche i bambini piccoli a calmarsi e prendere coscienza del proprio corpo.

La carta che abbiamo predisposto per terra in lunghe isole, attaccate con scotch di carta al pavimento, si trova a rotolo anche su amazon. Dovrà essere tagliata della lunghezza della posizione a braccia aperte.

I colori che ho predisposto, accanto ai tappetini, sono matitoni morbidi, che vanno bene anche per colorarsi la pelle, ma si possono usare pastelli (meglio a olio perché sono più pastosi). Per i bambini dell’infanzia è molto utile questo esercizio anche come attività di pregrafismo, aiutando lo sviluppo del coordinamento nel movimento delle mani.

Per iniziare il divertente allenamento creativo, si prende in ogni mani un pastello/colore, e si inizia a creare tracce muovendo sul foglio entrambe le braccia simultaneamente. Questo esercizio permette si prendere possesso dello spazio, trovare il proprio spazio e scaricare la tensione nella zona delle braccia, spalle e schiena.

Occhi e trucchi creativi per combattere l’ansia

L’artista Timothy Hyunsoo Lee crea intricate sculture di carta. Una delle sue opere di maggiore impatto è la sua installazione “Gookeyes”, che si trova a Brooklyn. Si tratta di semplici pezzi di carta bianca, piegati e stropicciati, che però sprigionano una fortissima energia attraverso il particolare del volto umano che è maggiormente comunicativo e relazionale: gli occhi. Ogni foglio ha degli occhi dipinti ad acquerello, realistici nelle loro carica emotiva: occhi arrossati come dopo un pianto, occhi impauriti, occhi che non sanno dove guardare, occhi che non riescono a dormire, occhi che cercano l’altro o che ne hanno timore…

Timothy Hyunsoo Lee è sia sculture che pittore e, in quest’opera, crea un dialogo molto forte fra i due mezzi artistici.

La sua è una ricerca che tenta di catturare poeticamente il passaggio del tempo, fermare la memoria, l’istante fuggevole di un incontro. L’idea di catturare dei momenti dello scorrere della vita è affascinante. A volte non si ricordano eventi che si vorrebbero rivivere con tutte le nostre forze e invece ci ricordiamo uno sguardo di uno sconosciuto incontrato per caso. Sguardi incrociati per la frazione di un secondo e poi mai più.
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Riparazioni

“Quest’opera ha inizio adesso che la punta della penna ha toccato il foglio bianco, al buio, in una notte di mezza estate e coi suoni del sonno intorno. Sarà un’opera sofferta, nasce indecisa e confusa, traballante e incomprensibile” – dal diario della mia ricerca.

“Riparazioni” 2019 Tela, cuciture e elementi naturali – opera visitabile fino all’11 ottobre 2019 presso la sede Jonas di Firenze

“Riparazioni”, realizzato in occasione del Festival “l’Eredità delle donne”, è stato essenzialmente un percorso, una ricerca di me stessa e, proprio come percorso e ricerca, trova il suo senso più profondo. Realizzare un lavoro artistico è una delicata impresa interiore perché aldilà dei segni, delle forme, che si materializzano via via, c’è la persona che lo realizza, la sua mano che trema, il suo cuore che batte in una danza di emozioni contrastanti, c’è la paura di fallire, di non essere in grado. C’è anche l’energia vitale che comunque vada tu sei lì, in quel momento, ad esprimere te stesso, senza veli e con i tuoi sogni sulle spalle. Come diceva una delle mie artiste preferite, Louise Bourgeois, l’opera è un combattimento all’ultimo sangue tra l’artista e i suoi materiali, tra l’artista e la sua idea e il modo, le tecniche da usare per renderla visibile.

E sono proprio gli scritti della Bourgeois ad avermi accompagnata quotidianamente attraverso i suoi pensieri. Per questo parti integranti dell’opera, o meglio del percorso, sono il libro “Distruzione del padre Ricostruzione del padre” e un piccolo diario sul quale, giornalmente, ho annotato difficoltà, fallimenti, frustrazioni, paura di non farcela, sogni, speranze… Tutti quei sentimenti che accompagnano inevitabilmente la propria ricerca espressiva.

Come comunicare ciò che si ha dentro? Con quale mezzo e in quale modo?

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